La storia di Anita è finita con un nuovo inizio. Tra l’altro mentre pubblico questo post so (da informatori attendibili 😄) che già stanno bollendo in pentola nuovi progetti!
Per me che ho sempre vissuto in un pantano fatto di paura del fallimento e terrore di ricominciare da capo (per cui a 33 anni anche solo l’idea di cambiare lavoro, l’unico che avessi mai avuto, mi pareva impensabile), con la sua resilienza Anita è stata una grande ispirazione.
Per non parlare del fatto che la parola “fallimento” ha smesso di avere un senso nel suo vocabolario…
Di solito pensiamo che per fare qualunque passo ci vuole un piano, e se il piano non si realizza vuol dire che hai fallito.
Poi senti la storia di Anita e realizzi che le opportunità migliori, nel suo caso, sono arrivate proprio lì dove il “piano” non aveva funzionato. E che, allo stesso tempo, non sarebbero arrivate se, ad ogni bivio, lei non avesse fatto un passo coraggioso.
Non per forza il passo “giusto”, anche perché
“Non esistono scelte giuste e scelte sbagliate: in ogni momento fai il meglio che puoi in base alle informazioni che hai”
Anita
Ma un passo coraggioso… o anche solo un passo… quello sì, è stato necessario.
Anita forse non ha ancora davvero deciso quello che vuole per sé e per la sua vita professionale. A me piace l’idea che questa strada fatta di migliaia di chilometri e di continui nuovi inizi sia il modo con cui si sta allenando per il futuro che vuole.
Certo è che in tutto questo viaggio ha imparato cose che spesso non riusciamo a vedere. Cose che, per quanto possano sembrare ovvie e banali viste da fuori, nel momento in cui ci sentiamo impantanate non ci vengono nemmeno in mente.
Per esempio che il cambiamento è la normalità, per cui non ci è utile contrastarlo.
Che i “fallimenti” tante volte sono la nostra migliore occasione per scoprire nuove strade.
Che ad ogni cambiamento tiriamo fuori risorse che non sapevamo di avere.
Che comunque non si ricomincia mai da capo, ma sempre dal punto in cui eravamo arrivate.
E se è così, forse… non c’è motivo di avere paura.
E tu? Cosa ti ha fatto pensare questa storia?