Alice uscì dal Liceo Scientifico con 100 e lode – nemmeno lo sapeva che esisteva la lode – e con il fisico un po’ più in forze. Ma i suoi genitori le impedirono comunque di andare a Milano: troppo lontano per poterla seguire, troppo lontano perché continuasse le cure.
Fu molto dura accettare questa sconfitta; soprattutto per Controllo, che si rincantucciò in un angolo e per un po’ non si fece più vedere.
Con l’autunno iniziò la sua nuova vita a Bologna. Era la città del ripiego – per questo sarebbe stata da odiare – ma suo malgrado ci si trovò subito bene.
I primi anni di Ingegneria furono anche i più “normali” della sua vita: andò ad abitare in un appartamento sgangherato con dei coinquilini improbabili, si fece degli amici, prese a uscire la sera anche durante la settimana. Insomma, fece quello che fanno tutte le studentesse universitarie a Bologna.
Certo, studiava tanto. Davvero TANTO. Ma andava bene così, per lei era importante sentirsi la più brava. E poi questa grande fatica era giustificata da un fine superiore: terminare presto gli studi con il massimo dei voti e trovarsi un buon lavoro. Non era forse questo il piano per tutti?
Sì, forse era un po’ stanca… “sfinita” è la parola giusta. Ma i più bravi non hanno tempo per sentirsi stanchi, e comunque c’era così tanto da fare!
Quando incontrò lui, al terzo anno, fu attratta da tutto ciò che li rendeva diversi.
Era così tranquillo, paziente, misurato. Alice si disse che era perfetto per lei, perché la pacatezza di quel ragazzo smorzava la sua esuberanza, e lei aveva proprio bisogno di essere ridimensionata.
Da sola finiva sempre per essere “troppo”: troppo studiosa, troppo socievole, troppo ambiziosa, troppo vulcanica… mentre con lui accanto sarebbe tornata alla misura giusta.
Controllo fu entusiasta della scelta di Alice: in quel primo periodo universitario così scoppiettante non aveva saputo trovare un proprio posto, mentre con quella relazione sarebbe tornato a coprire un ruolo di primo piano.
Così Alice inaugurò una nuova stagione della sua vita, e definì con chiarezza nella sua testa quella che – da lì in poi – sarebbe stata la bussola per tutte le sue scelte future: il Pianoperfetto.
Il Pianoperfetto era l’evoluzione di tutti i tentativi di futurizzazione che Alice aveva fatto in precedenza, la versione 2.0 degli esperimenti fatti insieme a Controllo negli anni del Liceo e della visione che l’aveva guidata in quei primi anni di Università.
Questa opera colossale prevedeva degli obiettivi intermedi ben precisi:
- terminare l’università velocemente e con il massimo dei voti (ok, era sulla buona strada)
- sposarsi con un uomo di buona famiglia, misurato, indipendente, desideroso di mettere su famiglia e con una solida rete sociale (ottimo, l’aveva trovato. E a lui non pareva vero di avere trovato lei)
- trovare un lavoro, stabile e ben retribuito, che permettesse una buona conciliazione casa-lavoro (certo, diventare indipendente per lei era fondamentale, e ci si sarebbe messa d’impegno appena terminati gli studi)
- fare dei figli (ecco… non sentiva alcun desiderio di maternità in quel preciso momento, ma in fondo era ancora presto: confidava che, una volta superati i punti 1, 2 e 3, sarebbe arrivato)
- godere della felicità così conquistata (questa sarebbe stata la matematica conseguenza dei punti precedenti)
Anni dopo avrebbe cercato di capire perché mai avesse deciso di immolarsi a questo Pianoperfetto – dall’orizzonte almeno decennale – alla sua età. Sono tante le persone che sognano questo tipo di futuro, ma il suo non era un sogno… era un piano. Non era ciò che desiderava: era ciò che secondo lei una brava ragazza di buona famiglia doveva fare.
Ma Alice non aveva queste preoccupazioni quando decise di concentrarsi sul punto 1 e, in contemporanea, di cominciare a investire sul punto 2.
In quel momento vedeva il suo Pianoperfetto come un’opportunità di riscatto e di indipendenza dalla sua famiglia e da quella comunità di origine da cui non si era mai sentita davvero accettata.
La sensazione di soffocare, di essersi chiusa in una vita non sua o di avere investito tutte le sue forze nel sogno di qualcun altro sarebbero arrivate molti, molti anni dopo.
Continua…